Dramma musicale in bianco e nero
tratto da Caligola
di Albert Camus
con Stefano Pesce
Barbara Mautino
Danilo Nigrelli
Giovanni Battaglia
Alberto Mancioppi
Andrea Soffiantini
Andrea Gherpelli
Giampiero Bartolini
Davide Menghi
NicoNote
progetto e regia di
Otello Cenci
regista assistente Giuditta Mingucci
musiche Marco Mantovani
visual designer Sergio Metalli
computer grafica Mattia Metalli
light designer Vinicio Cheli
assistente light designer Jacopo Pantani
scene e costumi Manuela Gasperoni
costumista assistente Viola Cheli
movimenti coreografici Maurizio Dolcini
Il dialogo che avviene tra l’imperatore e il suo servo Elicone, in cui Caligola esprime tutto il suo desiderio di impossibile, “ho bisogno della luna”, diventa il cuore della lucida follia del protagonista, lasciando, nello svolgimento della storia, un ruolo decisamente marginale alla morte della sorella Drusilla. Lo stesso Camus fa dire, nella terza versione, al protagonista: «Credo di ricordarmi che una donna che amavo qualche giorno fa è morta, ma che cos’è l’amore? Poca cosa. Questa morte non è nulla, te lo giuro, è solamente il segno di una verità che mi rende la luna necessaria …».
La ricerca dell’impossibile, di qualcosa che non è di questo mondo, simbolicamente rappresentato dalla luna: questa è la nuova traccia del testo e originale motore degli avvenimenti messi in scena.
Albert Camus ha annotato nei suoi taccuini “Ho bisogno di scrivere cose che in parte mi sfuggono, ma che rappresentano appunto una prova di ciò che in me è più forte di me” (Carnet, 1935/1960).
Ciò che c’è nell’uomo, ma che non gli appartiene e lo supera, qualcosa che non gli rende possibile una completa soddisfazione, né una completa sconfitta, che non lo limita alla somma delle qualità e dei difetti, che lo rende sempre sproporzionato alla realtà in cui vive: Caligola prova ad inseguire questo indizio, questa traccia verso un oltre presente nell’uomo ma che sembra condurre lontano da lui.
Questa eroica ricerca assume connotati grotteschi, mostrando un uomo di potere, determinato a non accomodare la propria vita con le piccole e parziali soddisfazioni, compiere gesti a volte insensati, spesso violenti, con un’apparente, fredda disinvoltura. Carestie organizzate a tavolino, umilianti prove a cui sottoporre i subalterni, assassinii ingiustificati, sono alcuni degli strumenti adottati per ‘rendere presente l’impossibile’. Una battaglia con il Mistero della vita, una serie di azioni platealmente disumane per scatenare la reazione di Qualcosa o Qualcuno che l’uomo per natura attende senza neanche conoscere.
Per enfatizzare il valore universale del messaggio contenuto nel testo ed evitare di ridurre la pièce, come spesso accade, ad una denuncia storico-politica o ad una critica dei vizi che corrompono le diverse classi sociali, lo spettacolo sarà ambientato in un futuro indefinito. Quel futuro da sempre naturale sede di sogni e desideri. Uno spazio senza tempo, né precise coordinate geografiche.
Linee essenziali e geometriche, spazi inventati dal disegno delle luci, che rapidamente cambiano, come lo sguardo e l’umore del protagonista: sempre più imprigionato dal suo stesso tragico e rigoroso piano. Scene e costumi con contrasti ad angolo vivo, colori di un feroce bianco e nero che nascono da quella posizione estrema riassunta in una delle battute dell’imperatore: «Se tu dai importanza al tesoro non ne dai alla vita umana…. non può che essere niente la vita per coloro per i quali il denaro è tutto».
Ad osservare lo svolgimento tragico degli eventi un ‘plotone di saggi’, ora impegnati nell’uno, ora nell’altro ruolo di supporto al regolare procedere degli eventi e della storia; tutti presenti per provare di riflesso un brivido di vita sicuro e misurato, tenendosi però saggiamente a distanza dal dramma proprio ed altrui.
La luna, che nel testo è stimolo iniziale, termine fisso di paragone nello sviluppo dei sentimenti e distaccato testimone nel finale, sarà presente nello spettacolo come figura umana, come melodia, come scenografia: una costante compagna di viaggio percepita ma non riconosciuta da Caligola.
Nei panni del protagonista il noto attore Stefano Pesce, insieme a lui sul palco, artisti di grande talento, come Danilo Nigrelli, Barbara Mautino, Giovanni Battaglia, Andrea Gherpelli, Alberto Mancioppi, Andrea Soffiantini, Giampiero Bartolini, Stefano Alessandroni.
Un evento e una sfida violentemente appassionata, che neanche al suo termine troverà la sua conclusione: «Ma dove estinguere questa sete? Quale cuore, quale dio mi offrirebbe la profondità di un lago? Niente in questo mondo, né nell’altro, che sia alla mia altezza. Eppure so e anche tu lo sai: basterebbe che l’impossibile fosse…».